Nanotecnologie tra fantasie e realtà
Negli ultimi tempi sul tema delle nanotecnologie sono state dette scritte molte cose: articoli su settimanali e servizi trasmissioni televisive.
La mia preoccupazione e’ che, come spesso accade per argomenti siffati(tecnico-scientifici), gli stessi siano inevitabilmente proni a speculazioni che di scientifico hanno ben poco ma che verosimilmente colpiscono molto più le fantasie dei lettori.
Dal punto di vista meramente pratico una attività siffata di buono a ben poco... comunque non crea grossi problemi se non quello di sentire improvvisati nanotecnologhi parlare di quantum effect con lo stesso rigore del gabibbo.
Ben peggiore sarebbe non accorgersi che le nanotecnologie ed in esse le tecnologie dei nanomateriali, dei nanotubi in carbonio, dei nanocompositi, della nanoelettronica alle prime legate a doppio filo, delle immense potenzialità in campo medico, stanno uscendo da quella aureola di misticismo futurista che fa tanto chic.
Il settore è tuttora già di grande impatto, bisognerà confrontarsi con grande pragmatismo evitando che rimangano colmi i giornali di articoli di fantasiose congetture e scenari futuribili, senza che sfocino in reali applicazioni tecnologiche.
In definitiva il mio appello è quello di smettere di considerare la ricerca come una pratica fine a se stessa (prassi tutta made in Italy), un esercizio accademico, un modo elegante per raccimolare qualche finanziamento, ma utilizzarla per la sua intrinseca natura: mezzo di conoscenza e di progresso tecnologico e di converso di "ricchezza".
In ultimo analisi credo che nel settore bisogna seguire il consiglio del più grande scienziato di tutti i tempi Ludwig Boltzmann (almeno per quel che attiene al sottoscritto) grandissimo teorico e come tale potenzialmente incline a speculazioni ed esercizi di stile, il quale dall'alto della sua genialità universale soleva dire:“Gli esercizi d’eleganza lasciamoli ai sarti e ai calzolai”.
La mia preoccupazione e’ che, come spesso accade per argomenti siffati(tecnico-scientifici), gli stessi siano inevitabilmente proni a speculazioni che di scientifico hanno ben poco ma che verosimilmente colpiscono molto più le fantasie dei lettori.
Dal punto di vista meramente pratico una attività siffata di buono a ben poco... comunque non crea grossi problemi se non quello di sentire improvvisati nanotecnologhi parlare di quantum effect con lo stesso rigore del gabibbo.
Ben peggiore sarebbe non accorgersi che le nanotecnologie ed in esse le tecnologie dei nanomateriali, dei nanotubi in carbonio, dei nanocompositi, della nanoelettronica alle prime legate a doppio filo, delle immense potenzialità in campo medico, stanno uscendo da quella aureola di misticismo futurista che fa tanto chic.
Il settore è tuttora già di grande impatto, bisognerà confrontarsi con grande pragmatismo evitando che rimangano colmi i giornali di articoli di fantasiose congetture e scenari futuribili, senza che sfocino in reali applicazioni tecnologiche.
In definitiva il mio appello è quello di smettere di considerare la ricerca come una pratica fine a se stessa (prassi tutta made in Italy), un esercizio accademico, un modo elegante per raccimolare qualche finanziamento, ma utilizzarla per la sua intrinseca natura: mezzo di conoscenza e di progresso tecnologico e di converso di "ricchezza".
In ultimo analisi credo che nel settore bisogna seguire il consiglio del più grande scienziato di tutti i tempi Ludwig Boltzmann (almeno per quel che attiene al sottoscritto) grandissimo teorico e come tale potenzialmente incline a speculazioni ed esercizi di stile, il quale dall'alto della sua genialità universale soleva dire:“Gli esercizi d’eleganza lasciamoli ai sarti e ai calzolai”.
Max S.T
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